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306 nota


C è una tarda copia, forse posteriore alla morte del V., e nella quale, a ogni modo, nulla prova che egli abbia avuto parte diretta. Ponendola a confronto col testo dell’altro cod., risulta evidente che non fu esemplata su questo, ma su di una diversa redazione [A], a noi non pervenuta, e che procureremo in séguito d’identificare.

Il cod. xiii, B, 53, oltre una dedica al p. Antonio Maria di Palazzolo 1 e un sommario2, ambedue autografi, consta di due parti ben distinte: la prima [D], di 116 pp. innumerate, apografe con correzioni autografe, contenenti il testo delle sette orazioni;— la seconda [A1], di 14 pp. innumerate, autografe e di formato piú piccolo, contenenti alcune Emendationes, taluna abbastanza lunga, tal’altra non eccedente le due o tre righe.

Finora è stato creduto (e così pare a prima vista) che testo ed Emendationes formino un sol tutto. Ma uno studio piú accurato del cod. ci ha indotti nella convinzione che le Emendationes non si riferiscano al testo del medesimo cod., sì bene a quella redazione dispersa, cui accennavamo piú sopra [A]; ossia che D non è anteriore, ma posteriore ad A1.

E invero ciascuna emendatio è distinta da una lettera alfabetica (nella prima e seconda orazione sono cinque, numerate da A a E; nella terza, quattro, da A a D; nella quarta, due, da A a B; nella quinta, tre, da A a C; la sesta e la settima non hanno emendationes), e reca l’indicazione del numero della pagina del testo, cui essa emendatio si riferisce. Posto ciò, noi dovremmo trovare in D, alle pagine indicate, i richiami correlativi, additati anch’essi mercé lettere alfabetiche. Supporre in si fatta materia una distrazione o un errore del V., è fuor di luogo, giacché egli, inesattissimo

  1. Antonio Palazolio | e Franciscana Capucinorum familia | sacro oratori nostrae tempestatis eloquentissimo | hunc | de finibus et ratione studiorum | autographum codicem | ut | luculentiori vita | in eius amplissima cellula | quam publicis literarum typis consignatus \fruatur | Ioh. Baptist a Vicus | dat dedicatque». Del dono fatto al Palazzolo il V. discorre nei due Cataloghi delle sue opere, pubblicati dal Croce in appendice all' Autobiografia, pp. 86 e 88. Del Palazzolo non si sa altro che era assai amico del V. e lo assistè negli ultimi momenti di sua vita (Villarosa, Aggiunta all’autobiografia, ediz. Croce, p. 82).
  2. Del sommario abbiam dato a p. 3 la parte relativa alle prime sei orazioni. La settima, ossia il De studior. ratione, vien dal V. così enunciata: «De ratione studiorum | eadem oratione | ut quam studiorum rationem corrupta natura dictat sequamur. | Dissertatio | auctior typis edita | Qua via incommoda nostrae studiorum rationis cum antiqua comparatae | vitanda essent, quo nostra rectior antiqua me liorque esse possit».