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I

Orazioni inaugurali

dal 1699 al 1707.

Delle sei prolusioni universitarie raccolte sotto questo titolo, la seconda fu pubblicata per la prima volta dal Villarosa1 di su un cod. della Biblioteca nazionale di Napoli, segnato xiii, B, 36 [C]; le altre cinque videro la luce per cura di Antonio Galasso 2, che ebbe presente l’altro cod. della medesima biblioteca, segnato xiii, B, 53, e contenente non solo tutte le sei orazioni, ma anche, in settimo luogo, il De studiorum ratione3.

  1. Ioh. Baptistae Vici Opuscola, a Carolo Antonio de Rosa, marchione Villa rosae, collecta et evulgata (Neapoli, MDCCCXXIll, apud fratres Fernandes, praesidibus annuentibus), pp. 191-208. Nell’ediz. Villarosa il testo, giusta il cod., è mancante del principio, ma non giá, come si è creduto, della fine, giacché basta mutare, secondo l’altro cod., di cui piú oltre, il «natura» finale in «naturae», perché il senso sia compiuto. Si veda Croce, Bibliogr. vich., p. 9.
  2. Cinque orazioni inedite di Giovan Battista Vico, pubblicate da un cod. ms. della Biblioteca nazionale di Napoli, per cura del bibliotecario Antonio Galasso, con un discorso preliminare (Napoli, presso Domenico e Antonio Morano, 1869). Della seconda orazione il Galasso pubblica soltanto il principio, mancante nell’ediz. Villarosa. Cfr. Croce, l. c.
  3. Per piú estese notizie dei due codd. si veda Croce, op. cit., p. 26 e Galasso, p. v sgg. — Le condizioni, in cui si trova il secondo cod., pervenuto alla Nazionale dalla libreria dei cappuccini della Concezione a S. Efrem nuovo, sono veramente miserande. A ciò per gran parte contribuirono l’umido e i tarli, i quali par quasi che trovassero la carta di piú gustoso sapore nei luoghi ove il V. aveva aggiunta qualche correzione marginale; ma non poco vi misero di proprio gli uomini. Con assai ingenuitá il Galasso stesso narra che nelle Emendationes furono «ravvivate le spente tracce della scrittura con certo mezzo efficacissimo, offertoci gentilmente dal dottissimo Costantino Tischendorf, che per ventura trovavasi allora fra noi». Senonché il «mezzo efficacissimo» era uno dei piú nocivi reagenti, il quale, oltre a imbrattare la carta di grosse macchie di un colore tra il verderame e il vino misturato, ha reso ora a dirittura illeggibile la scrittura.