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semplice sposizione di ben ragionati argomenti, acciò le leggi si accomodino all’equitá, non per la ornatezza del dire, ma per la giustizia del fatto. Ma troppo lungo sarebbe l’andar confrontando, dietro la scorta del signor Vico, i nuovi incomodi e comodi che ne succedono nella giurisprudenza, o la consideri egli generalmente, o pure secondo le massime del celebre Accursio, o secondo quelle del famosissimo Alciato; come altresi il ricordare i saggi avvertimenti, ch’egli propone per isfuggire gli ostacoli da lui numerati e facilitare lo studio della legale scienza. Da questa si avanza a ragionare, come di validissimo aiuto, degli ottimi esemplari de’grandi artefici, i quali stimansi un gran vantaggio della nostra maniera di studiare; ed ha opinione che questi sieno piú tosto di un sommo nocumento all’imitazione della natura, con cui solamente i primi divennero esemplari e maestri nelle lor arti. Disaminando se la stampa ci apporti alcuna utilitá, considera che la scrittura arrecava agli antichi un grandissimo benefizio, cioè di trascrivere gli ottimi in ogni genere, e con la lunga e sola pratica d’essi di conseguire tutto il loro spirito. Quindi riflette alle molte e gravi cagioni, onde s’abbia a dubitare della fama e del credito di qualunque scrittore presente, per quanto grande e riputato egli siasi. Mostra finalmente il gran bene che ci risulta dalle universitá degli studi, e ’l male infinito, insieme, che ne cagiona la varietá de’ maestri, per cui rari sono quegli uomini che facciano sistema di quel che sanno o che, piú tosto, saper dovrebbono. Nel fine del suo ragionamento l’eruditissimo autore scioglie l’obbiezione, che gli potrebbe esser fatta, di trattare un argomento niente a lui convenevole, dicendo con modestia che anzi il medesimo molto a lui si appartiene, come a professore di eloquenza, il quale ha debito d’esser versato in qualunque genere di scienze e di arti. Egli, a dir vero, discorre in tutto con tanto di dottrina e di giudizio, che ben mostra di aver meritato il titolo che lo qualifica nella repubblica delle lettere, dando motivo a noi di desiderare che si fosse steso un poco piú su questa materia, né l’avesse solamente, per cosi dire, accennata.