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Ili - SECONDO ARTICOLO DEI. «GIORNALE DE’ LETTERATI» 237 sed caput esse quasi, et dominaci in corpore toto consilium, quod nos animum mentetnque vocamus: idque situm inedia regione in pectoris haeret. Caetera pars animae per totum dissita corpus paret, et ad numen mentis nomenque move tur (i). Non niego io giá che talora quel leggiadrissimo poeta e filosofo romano attribuisca all’animo il sentire e ’l senso. Ma a chi non è noto che sovente i vocaboli «sentio» e «sensus» appo i latini hanno il significato medesimo che «intelligo» e «intei tedio», «indico» e «itidicium * ? E qui siaci lecito di protestare che tutte le sopradette cose non adduconsi da noi per genio di volerle contradire e impugnar come false, o almeno come improbabili; ma solo intendesi di semplicemente accennarle come bisognose di qualche sorta di spiegazione e di prova. Che se ’l signor Giambatista di Vico, in cui abbiam sempre considerato la gentilezza uguale alla dottrina, vorrá riguardare questa nostra Replica come degna di qualche novella Risposta, allora noi, unendo insieme, come in un sol corpo, e ’l suo primo libricciuolo di Metafisica , e ’l secondo libricciuolo della sua Risposta, e ciò che noi avrem detto nel presente articolo, e ciò che a lui sará partito di rispondere a noi: allora, io dico, ci riputeremo d’avere ottenuto il nostro intento, cioè di tutte quest’opere insieme essersi composta, non piú una brevissima idea di metafisica, ma una metafisica intiera e in tutte le sue parti perfetta. Dipoi chiediamo alla benignitá di quell’erudito signore la facoltá di dir con modestia in questo proposito il nostro sentimento, cioè che, volendosi ricercare qual fosse la filosofia antichissima dell’Italia, e’ non era da rintracciarla tra l’origini e significati de’ latini vocaboli, la qual via è incertissima e suggetta a mille contese; ma egli era da procacciarsela in rivangando (1) ni, 137-145-