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e che, dentro le linee della sua direzzione, tutti i disuguali pesi sostenendo con egual forza, tutte le particolari cose sostiene insiememente ed aggira b). Questa è la sostanza che si sforza mandar fuori le cose per le vie piú convenevoli alla sua somma potenza, le brevissime, le rette; ed, impedita dalla continuitá de’ corpi, gli muove in giro; e, dovunque e comunque può esplicare la sua attivitá, forma proporzionata diastole e sistole, per la quale le cose tutte hanno le loro forme particolari : tanto che non è de’ corpi lo sforzo allontanarsi dal centro, ma è del centro sostenere a tutta sua possa le cose. Ma i meccanici s’han finto questo conato ne’ corpi, perché niuna scienza bene incomincia se non dalla metafisica prende i principi, perché ella è la scienza che ripartisce alle altre i loro propri soggetti, e, poiché non può darle il suo, dá loro certe immagini del suo. Onde la geometria ne prende il punto, e ’l disegna; l’aritmetica l’uno, e ’l moltiplica; la meccanica il conato, e l’attacca a’ corpi: ma, siccome né il punto che si disegna è piú punto, né l’uno che si moltiplica è piú uno, cosi il conato de’ corpi non è piú conato. Io non so ad altro pensare. Se non forse voi dubbitate di quello: come l’essenza sia metafisica e 1’esistenza fisica cosa. Confesso in veritá non averlo dedotto da’ principi della latina favella; ma egli in fatti da que’ principi deriva. Perché «existere» non altro suona che «esserci», «esser sorto», «star sovra», come potrei pruovarlo per mille luoghi di latini scrittori. Ciò che è sorto, da alcuna altra cosa è sorto; onde Tesser sorto non è proprietá de’principi. E per Tistessa cagione non la è lo star sovra; perché il sovrastare dice altra cosa star sotto, e i principi non dicono altra cosa piú in lá di se stessi. Per contrario. l’essere è proprietá de’ principi, perché Tessere non può nascer dal nulla. Dunque sapientemente gli scrittori della bassa latinitá dissero, ciò che sta sotto, «sostanza», nella quale noi abbiamo riposto la vera essenza. Ma in quella proporzione che la sostanza tiene ragion di essenza, gli attributi tengono quella (i) Le quali due azziuni i latini dissero, con un sol verbo, «torqueo»•. Axem humero torquet stellis ardentibus aptum.