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la cagione, io devo e voglio, particolarmente con voi, pregiatissimo signor mio, prenderla in buona parte, e che a voi, per la picciolezza del libricciuolo, sia paruta un’idea. Ma era pur vostro il considerare che gli scrittori utili alla repubblica delle lettere si riducono a due sorti. Una è di coloro che vogliono giovare la gioventú; ed a costoro è necessario esplicar le cose da’ primi termini, esporre spianatamente le altrui opinioni, e rapportarne tutte le ragioni appuntino, o per fondarsi in quelle o per confutarle; indi addurre alcuna cosa del loro in mezzo, e farne vedere tutte le conseguenze, e raccórne sino agli ultimi corollari. E questi sono i voluminosi; e, in rapportargli, è lecito, anzi debito trasandare moltissime cose, cioè dire, tutto l’altrui. Altri sono che non vogliono gravare l’ordine de’ dotti di piú fatica, né obbligargli che, per leggere alcune poche lor cose, abbiano a rileggere le moltissime che hanno giá lette in altrui ; e costoro mandali fuori alcuni piccioli libricciuoli, ma tutti pieni di cose proprie. Io sonmi studiato essere in questa seconda schiera: se l’abbia conseguito, il giudizio è de’ dotti. Se non pure, perché il soggetto della nostra metafisica sono i punti metafisici, e voi avrete stimato poco o nulla appartenervi, onde nel ragguaglio ve ne passate seccamente, dicendo: «ragiona de’ punti metafisici», né altra parola ne fate; perciò a voi forse avrá partito un’idea. Ma in questa maniera che io fo, parlano gli uomini, non le cose; del che ormai punto non mi diletto: onde volentieri passo al terzo vostro dubbio.