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quanto che i corpi si penetrassero; e ’1 fingere il corpo mosso portarsi dietro, tutto o in parte, il moto del corpo movente, è molto piú che finger l’attrazzione. Ragionato della «sostanza distesa» e del «moto», passo alla «cogitante», e tratto dell’«anima» o della vita, dell’«animo» o sia del senso, e dell’aria o etere, detta da’ latini «anima»; e pruovo che l’aere del sangue è il veicolo della vita, quel de* nervi del senso; e che non giá (come ragguagliate) il moto de’ nervi si debba al sangue, ma il moto del sangue a’ nervi, dovendosi al cuore, che è un intiero muscolo e un’opera reticolata, moltiforme d’innumerabili nervicciuoli. Tento che l’opinione dell’anima de’ bruti fosse conosciuta ed approvata dagli antichi filosofi d’Italia, che appellarono «brutum» l’immobile. Ragiono della sede deU’animo, cioè dove principalmente faccia i suoi uffici, e l’allogo nel cuore. Cosi, compita la dottrina dell’una e dell’altra sostanza, passo a vedere della mente o sia del pensiero; e qui noto Malebrance, che vuole Iddio creare in noi l’idee, che è tanto dire quanto che Iddio pensa in noi, e dá nel primo Vero di Renato, ed ammette per vero che «ego cogito». Ragiono della libertá dell’arbitrio umano e della immutabilitá de’ divini decreti, e come insieme compongansi. Come appendici di queste cose mi si offeriscono le facultá dell’animo; ed essendo la facultá una prontezza di operare, ne raccolgo che l’animo con ciascuna facultá si faccia il suo proprio soggetto: come i colori col vedere, gli odori col fiutare, i suoni con l’udire, e cosi delle altre. Ragiono della memoria e della fantasia, e fermo che sono una medesima facultá. Poi, derivando da si fatti principi la particolar facultá del sapere, dico esser lo ingegno, perché con questa l’uomo compone le cose, le quali, a coloro che pregio d’ingegno non hanno, sembravano non aver tra loro nessun rapporto. Onde l’ingegno umano nel mondo delle arti è, come la natura nell’universo è l’ingegno di Dio. Con ciò discorro delle tre operazioni della