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che quel «cogito» è segno indubbitato del mio essere; ma, non essendo cagion del mio essere, non m’induce scienza dell’essere. Poi mi volgo contro gli scettici, e li meno lá dove gli sforzo a confessare darsi la comprensione di tutte le cause, dalle quali provengono gli etTetti che sembra loro vedere : la qual comprensione delle cagioni tutte io pongo per primo vero. Passo quindi a ragionare de’ generi o guise o modificazioni o forme, come si voglian dire, e delle specie o simulacri o apparenze, come appellar le volete ; e pruovo forme metafisiche esser le guise con le quali ciascheduna cosa particolare è portata all’attual suo essere da’ suoi principi, fin donde da prima si mossero e da ogni parte onde si mossero. E cosi la guisa vera di ciascheduna cosa è da rivocarsi a Dio; e per conseguenza i generi sono non per universalitá, ma per perfezzione infinid; e questo essere il brieve e vero senso del lungo ed intricato Parmenide di Platone; e questo intendimento doversi dare alla famosa «scala delle idee», onde i platonici pervengono alle perfettissime ed eterne. Confermo ciò dagli effetti, numerando strettamente i beni che le idee, i mali che gli universali portano all’umano sapere. Pruovo che le forme fisiche sono formate dalle metafisiche; e, poste al paragone, queste vere, quelle false si truovano; queste simulacri ed apparenze, quelle salde ed intere. Ma, perché gl’impronti poitano evidenza di sé, raziocinio di ciò che significano: perciò, mentre io considero la mia forma particolare posta nel mio pensiero, non ne posso dubitare in conto alcuno; ma, addentrandomi nella forma metafisica, truovo esser falso che io penso e che in me pensa Dio; e cosi intendo in ogni forma particolare esser l’impronto di Dio. Ma, riflettendo che i generi sono nelle scuole detti «materia metafisica», osservo esser ciò detto sapientemente, se il detto in questo sentimento si prenda: che la forma metafisica consista in esser nuda di ogni forma particolare, cioè a dire che ella riceva tutte le particolari forme con tutta la faciltá ed acconcezza; e quindi raccoglio la forma a cui debba il saggio conformar la sua mente. Prosieguo il cammino e pruovo che vera, anzi unica causa è quella che per produrre l’effetto non ha di altra bisogno,