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Divide egli questa sua opera filosofica in tre libri, cioè a dire, in Metafisica, in Fisica e in Morale. In questo primo libro, ovvero di Metafisica, intitolato al sapientissimo signore Paolmattia Doria, prendesi a trattar di quelle maniere di favellare, dalle quali conghietturar possiamo quali fossero l’opinioni degli antichi sapienti dell’Italia intorno al primo Vero, al sommo Dio e alle menti umane. E lo divide in otto capitoli, confessando di essere stato stimolato a porvi mano da tre suoi dottissimi amici, li signori Agostino Ariano, Giacinto di Cristoforo e Niccolò Galizia. Primieramente egli afferma (p. 131) appo i latini questi due vocaboli «verum» e «factum» essere termini convertibili ; il verbo «inlelligere» significare il medesimo che «leggere perfettamente» e «conoscere con evidenza»; e ’l verbo «cogitare» significar ciò che noi volgarmente diciamo «pensare» e «andar raccogliendo». E però e’ conghiettura essere stata opinione degl’italiani antichi sapienti, in Dio essere il primo Vero, e infinito e perfettissimo, essendo lui e il primo facitore e il facitore di tutte le cose, e il suo Vero a lui rappresentando gli elementi delle cose tutte, si estrinsechi si intrinsechi. E, perché il sapere non è altro che un comporre gli elementi delle cose, e’ conchiude che l’intelligenza è propria del solo Dio, il quale, contenendo in sé tutte le cose, legge, non che l’esterno di quelle, ma anche l’interno; lá dove è proprio della mente umana (la quale è finita e fuor delle cose) il solo pensare, cioè il raccórre, non tutte intiere le cose, ma le sole estremitá e quel eh’è al di fuori, per dir cosi. Quindi e’passa a dimostrare (p. 133) che, nel solo Dio essendo il vero perfetto, non abbiam noi scienza piú certa della teologia rivelata, cioè di quella che mediante la fede abbiamo ricevuta dal medesimo Dio. Iddio sa ogni cosa, contenendo in sé gli elementi, onde ogni cosa e’ compone; ma l’uomo studiasi di sapere ogni cosa per via di divisione, sicché dire possiamo che la scienza umana sia come una notomia dell’opere della natura. Imperocché, per esempio, noi sogliam dividere l’uomo in corpo e in anima, l’anima in intelletto e in volontá, astrarre