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malgrado i suoi difetti, alle mere ristampe che l’avevano preceduta,
divenne pertanto la volgata, ed essa, anziché l’edizione originale
del 1744, cominciarono a esemplare gli editori successivi. Per altro,
dell’apparato critico ond’è arricchita non tennero conto né il
Iovene nella sua raccolta delle Opere del Vico (1840); né la Cristina
Trivulzi principessa di Belgioioso in una nuova traduzione
francese (’44); né, dopo che il Ferrari ripubblicò, lievemente ritoccata,
la sua fatica nella sua seconda e parziale edizione delle
Opere (’44), altre due non belle ristampe, comparse rispettivamente
a Firenze nel ’47 e a Milano nel ’48. Al contrario, una parziale
riproduzione dell’apparato del Ferrari presenta l’altra edizione che
Francesco Predari pubblicò a Torino nel ’52, e che, sebbene prometta
nell’introduzione un compiuto raffronto fra tutte tre le
Scienze nuove (1725, 1730 e 1744), non reca se non il testo del
1744, una piccola parte delle varianti dell’edizione del 1730 e quei
tre capitoli dell’edizione del 1725, a proposito dei quali il Vico
ebbe piú volte a dichiarare di non essersi pentito d’aver pubblicata
la Scienza nuova prima. Finalmente nel 1853 si pubblicava a Milano
una riproduzione materiale del solo testo dell’edizione Ferrari;
nel ’54 questa era ristampata integralmente, con altre piccole
aggiunte e ritocchi, nella terza raccolta ferrariana (completa) delle
Opere; una brutta ristampa dell’ora ricordata ristampa milanese
del ’53 si faceva, parimente a Milano, nel ’57; e, per ultimo, il Pomodoro,
nel ’59, inserí nella sua edizione delle Opere del Vico
un’integra riproduzione della Ferrari terza, alla qual riproduzione
l’esser piú volte rimessa a nuovo con mutati frontispizi (qualcuno
de’ quali reca la data dell’80) non evitò la sorte d’essere lungamente
esposta, sui panchetti, alle intemperie, salvo a divenire oggi una
raritá bibliografica.
Dopo un cosí fitto succedersi di riedizioni, traduzioni e ristampe, la Scienza nuova terza per oltre cinquant’anni uscí dal mercato librario e bisognò attendere fino al 1911-6 perché ne comparisse, nei Classici della filosofia moderna del Laterza, una nuova edizione in tre volumi curata da Fausto Nicolini e tenuta presente cosí in parecchie antologie vichiane (p. e. in quella recente del Salvatorelli), come nella nuova traduzione o, meglio, riduzione tedesca dell’Auerbach (1924). Quanto al testo, l’edizione Nicolini offre non solo quello del 1744, ma anche un compiuto spoglio delle varianti non meramente formali dell’edizione del 1730, degli esemplari postillati di questa, e delle Correzioni, miglioramenti e