Pagina:Vico, Giambattista – La scienza nuova seconda, Vol. II, 1928 – BEIC 1964822.djvu/335


nota 329


tuum, Domine», furono i motti che il Vico pose in calce a siffatte Correzioni terze. I quali, confrontati con lo stupendo brano finale dell’Aggiunta all’Autobiografia, mostrerebbero che l’inesorabile correttore di sé medesimo fosse alfine soddisfatto. Ma la ristampa ch’egli vagheggiava si fece attendere ancora tredici anni, e il Vico non era uomo da lasciar dormire cosí a lungo un manoscritto nel cassetto. Non piú tardi del ’32 o ’33 stendeva una nuova redazione, condotta col medesimo metodo della precedente, ossia scrivendo in un altro codice (entrato nella Nazionale di Napoli fin dal 1818 e per qualche brano pubblicato dal Giordano) centoquaranta pagine di Correzioni, miglioramenti e aggiunte ormai quarte'; e nel’34 o 35 riscriveva da cima a fondo tutta l’opera, salvo poi ad avvalersi dell’interlineo, dei margini e anche di foglietti aggiunti per farvi giunte e correzioni piú o meno importanti fin quasi al giorno della morte.

Quest’ultimo manoscritto (entrato nella Nazionale di Napoli insieme con le Correzioni terze) serví per l’edizione del ’44, come mostrano, tra l’altro, i segni a matita dei tipografi quando sospendevano la composizione. Un foglietto autografo, posteriore al 23 giugno ’43 e contenente istruzioni all’incisore Francesco Sesone circa il ritratto premesso appunto all’edizione del ’44, fa pensare che la stampa, eseguita nella tipografia del Muzi, fosse compita o quasi negli ultimi mesi del ’43. E che le bozze fossero, almeno parzialmente, rivedute dall’autore, mostra il fatto che il testo a stampa, pure nella sua perfetta conformitá all’autografo, presenta qualche ritocco grafico o qualche rara giunta in cui si scorge evidentissima la mano del Vico. Il quale, questa volta, trovò nei librai Gaetano e Stefano D’Elia chi s’assunse una parte delle spese di stampa, e nel Cardinal Troiano d’Acquaviva d’Aragona chi, dichiarandosi dispostissimo ad accettar la dedica dell’opera, si affermò anche pronto (decembre ’43) a quanto si fosse desiderato da lui, e cioè, naturalmente, a pagare il resto. Con quanta gratitudine il vecchio filosofo scrisse o dettò (10 gennaio ’44) un’entusiastica dedica al munificente cardinale! Ma, sfortunato come sempre, dodici giorni dopo (nella notte tra il 22 e il 23 gennaio), moriva, senza aver la gioia di veder pubblicata la nuova e piú degna edizione, che, come si desume dalle licenze, fu messa in commercio soltanto negli ultimi giorni del luglio ’44 (2 volumi in-8 con numerazione continua, di pagine sedici innumerate, piú 526, piú 4 innumerate).