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270 conchiusione dell’opera


non vanno appresso ad altro che alle loro propie particolari utilitá (le quali dividono gli uomini) ed a’ corporali piaceri o sieno gusti de’ sensi (i quali tanti sono quanti son gli uomini); per la mobilitá, sono tutti gli uomini stolti, che sempre si pentono, non mai sono contenti del medesimo, sempre amano ed affettano novitá (che, in una parola, si chiama «volgo», di cui è aggiunto perpetuo quello d’esser «mobile»); per lo disordine e la confusione, sono gli uomini che, per tutte queste propietá della materia, ridurrebbono, quanto è per essi, il mondo delle nazioni al cao de’ poeti teologi (qual è stato da noi truovato essere la confusione de’ semi umani), e ’n conseguenza alla vita bestiale e nefaria, quando questa terra era un’infame selva di bestie.

1410Per lo contrario, la forma e mente di questo mondo di nazioni, per la propietá d’esser perfezione, sono gli uomini che possono consigliare e difendere sé ed altrui, che son i saggi e i forti; per l’attivitá, sono gli uomini industriosi e diligenti; per la propietá d’esser luminosa, sono gli uomini che s’adornano privatamente di lode, pubblicamente di gloria; per l’indivisibilitá, sono gli uomini i qual in ciascuna loro azione o professione sono tutti occupati con tutte le potenze e con tutta la propietá: il cavaliere nell’arti cavalleresche, il letterato negli studi delle scienze, il politico nelle pratiche della corte, ciascun artegiano nell’arte sua; per la costanza, sono gli uomini seriosi e gravi; per la propietá d’essere «lo stesso», sono gli uomini uniformi, circospetti, convenevoli e decorosi; e ’n fine, per quelle d’essere ordine, bellezza ed armonia, sono gli uomini che, compiendo ciascuno i doveri del suo ordine propio, cospirano all’armonia e bellezza delle repubbliche e, con tutte queste belle virtú civili, si sforzano di conservare gli Stati. Il quale sforzo non potendo essi celebrare per la loro debole corrotta natura, la provvedenza ha posto tali ordini alle cose umane, che loro il promuovano le religioni e le leggi assistite dalla forza dell’armi. La qual forza incominciò tra’ gentili dalla forza di Giove con le religioni, la quale promosse lo sforzo de’pochi piú robusti giganti a fondare l’umanitá. Alla qual forza i pochi forti sono tratti per natura e, ’n conseguenza, con piacere, perché promuove loro lo sforzo, ch’è connaturale de’ forti; e i molti deboli vi son tenuti dentro a dispetto, perché non dissolvano l’umana societá. Ch’è lo spirito di tutta quest’opera.

1411Cosí, con questi principi di metafisica discesi nella fisica e quindi per la morale innoltrati all’iconomica, o sia nell’educazione