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capitolo secondo 269


azioni. Onde sono que’ due orrendi umani fenomeni che si leggono sulla storia di Roma corrotta: uno di Messalina, la qual aveva appo il balordo e scimonito Claudio tutto l’agio, licenza e libertá di sfogare l’intiere notti nel chiasso la sua insaziabil libidine, ma, nel tempo stesso ch’era maritata con l’imperadore, vuol godersi Caio Silio con tutta la santitá e celebritá delle nozze; l’altro è di Domizio Nerone, ch’aveva svergognata la maestá dell’imperio romano col far il musico per gli pubblici teatri, e co’ sagrifici ed augúri e tutte l’altre cerimonie divine volle maritarsi nefariamente a Pittagora.

1407Per tutto ciò i maestri della sapienza insegnino a’ giovani come dal mondo di Dio e delle menti si discenda al mondo della natura, per poi vivere un’onesta e giusta umanitá nel mondo delle nazioni. Ciò vuol dire che l’accademie, con tai principi e con tal criterio di veritá, addottrinino la gioventú che la natura del mondo civile, ch’è ’l mondo il qual è stato fatto dagli uomini, abbia tal materia e tal forma quali essi uomini hanno; laonde ciascuno di essi due principi, che ’l compongono, sia della stessa natura ed abbia le stesse propietá c’hanno esso corpo ed essa anima ragionevole, delle quali due parti la prima è la materia e la seconda è la forma dell’uomo.

1408Le propietá della materia sono d’esser informe, difettuosa, oscura, poltrona, divisibile, mobile, «altro», come Platon la chiama, o sia sempre da sé diversa; e per tutte queste propietá essa materia ha questa natura d’esser disordine, confusione e cao, ingordo di distruggere tutte le forme. Le propietá della forma sono d’essere perfezione, luminosa, attiva, indivisibile, costante, o sia che, quanto piú può, si sforza di persistere nel suo stato, nel qual è (che è quello onde Platone suol appellarla «l’istesso»); per le quali propietá la natura della forma dell’uomo è d’essere ordine, lume, vita, armonia e bellezza.

1409Quindi la materia (ch’è ’l corpo del mondo delle nazioni), per la propietá d’essere informe, sono gli uomini che non hanno né propio consiglio né propia virtú; per la propietá d’esser difettuosa, sono gli uomini viziosi, perché tutti i vizi altro non son che difetti; per la propietá dell’oscurezza, sono gli uomini i quali traccurano, nonché la gloria (ch’è un lume grande e strepitoso), anco la lode (ch’è un lume quieto e picciolo); per la propietá d’essere neghittosa ed infingarda, sono tutti i poltroni, dilicati, molli e dissoluti; per la divisibilitá, sono gli uomini che