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sezione nona 245


Cartagine l’Affrica, ed in Ispagna Numanzia nel di lei troppo ancor acerbo eroismo, ed in Italia Capova, ch’aveva risoluto troppo anzi tempo l’eroismo con le delizie del cielo e con l’abbondanza della terra: delle quali tre cittá aveva temuto Roma l’imperio dell’universo. Manomise quindi la Grecia, e con la Grecia l’Asia, e fece parti della sua quelle ch’erano state innanzi due grandi monarchie, la prima de’ persiani e la seconda de’ macedoni, e divenne signora di tutto il mondo, di cui per natura potette esser signora. Onde Cicerone, il qual non credeva la favola della legge delle XII Tavole venuta da Atene in Roma (come altrove abbiamo dimostrato e meglio dimostreremo in un propio Ragionamento nel fine di questi libri), aveva ben onde anteporre il solo libretto di quella legge a tutte le librarie de’ filosofi. E i romani giureconsulti, in conformitá di tal loro pratica, posero in teorica per gran principio della giurisprudenza la provvedenza divina.

1348IV. — La soluzione d’un altro egualmente (quanto questo, senza la soluzione di questo) diffidi problema a solversi: — Perché la giurisprudenza nacque sola al mondo tra’ romani? — Perché essi soli, prima coi costumi e poi, essendosi questi portati nella legge delle XII Tavole, per mezzo dell’interpetrazione, seppero custodire religiosissimamente gli ordini naturali, co’ quali la provvedenza dapprima aveva ordinato il mondo delle nazioni; lo che, per le cagioni e naturali e civili ch’abbiamo testé arrecato, non poterono né Cartagine né Numanzia né Capova né essa dottissima Grecia.

1349V. — Si manifesta la fortuna la qual fu cagione della romana grandezza, cioè la divina provvedenza, da’ romani sopra l’altre nazioni del mondo tutto religiosamente osservata; la qual fortuna non seppe vedere Plutarco, alquanto invidioso della romana virtú, né seppe additargliela Torquato Tasso nella sua generosa Risposta a Plutarco.

1350VI. — Il rovesciamento dell’idee c’hanno finor avuto i dotti: che l’eroismo andò di séguito alla sapienza degli antichi; quando de’ primi tempi, ne’ quali gli uomini erano tutti senso e pensavano nel cuore, la sapienza degli antichi dovette esser effetto dell’eroismo.

1331VII. — E finalmente si ha la piú luminosa pruova di ciò che sopra dicemmo: che la maraviglia e ’l disiderio, c’hanno finor avuto i dotti della sapienza degli antichi, furono sensi diritti d’intorno alla provvedenza divina, i quali poscia la loro boria depravò con immaginarla sapienza umana.