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SEZIONE NONA

CAPITOLO SECONDO

1343[951]..... e ne’ secondi son i sudditi comandati d’attender a’ loro privati interessi e lasciare la cura del [CMA3] ben pubblico al monarca ed a coloro a’ qual’il monarca, la somma a sé riserbando, ne commette la cura nelle parti minori, nelle quali una repubblica è ripartita; aggiugnendo a ciò le naturali cagioni. 1Ch’è’ «aequum bonum» considerato dalla natural equitá, ed è l’obbietto della giurisprudenza ultima, che cominciò ne’ tempi della romana libertá popolare e si compiè sotto gl’imperadori.

1344Dal qual ragionamento escono questi importantissimi corollari:

1345I. — Che tal è avvenuto della sapienza de’ romani quale della poesia d’Omero, estimate entrambe effetti d’innarrivabile filosofia, che furon, in fatti, produtte dalla lor eroica natura.

1346II. — Che, con troppo giusto senso, gli eroi, come sopra ragionammo nella Fisica eroica dell’uomo, posero la loro sapienza nel cuore; perché ove fussero cuori eroici, cioè sinceri, aperti, fidi, generosi e magnanimi, vi sarebbon i veri sappienti di Stato, i quali ad essi monarchi non consiglierebbono che ordini di pace ed imprese di guerra, che rendessero loro gloriosi gli Stati, i quali gloriosi non sono se non portano un’universale e durevole contentezza de’ sudditi.

1347III. — Ch’i romani per ciò furono sappientissimi di Stato sopra tutte le nazioni del mondo, perché si fecero guidare con giusti passi dalla divina provvedenza, la qual è tutta occupata a conservar il gener umano (dal qual fine assolutamente Ulpiano definisce la ragione di Stato); né troppo acuti per l’indole del cielo affricano, essi scaltrirono la loro sapienza co’ traffici marittimi, come fecero i cartaginesi; né troppo dilicati per lo presto passaggio che vi avevano fatto, assottigliarono la loro con le filosofie, come fecero i greci: la qual sapienza simulata, come la cartaginese, o affilata, come la greca, non piacque al senato nel tempo della romana virtú. La qual manomise Cartagine, e con