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[CAPITOLO QUARTO]

dell’innarrivabile facultá poetica eroica d’omero

806Ma la niuna filosofia, che noi abbiamo sopra dimostrato d’Omero e le discoverte fatte della di lui patria ed etá, che ci pongono in un forte dubbio che non forse egli sia stato un uomo affatto volgare, troppo ci son avvalorate dalla disperata difficultá, che propone Orazio nell’Arte poetica, di potersi dopo Omero fingere caratteri, ovvero personaggi di tragedie, di getto nuovi, ond’esso a’ poeti dá quel consiglio di prenderglisi da’ poemi d’Omero. Ora cotal disperata difficultá si combini con quello: ch’i personaggi della commedia nuova son pur tutti di getto finti, anzi per una legge ateniese dovette la commedia nuova comparire ne’ teatri con personaggi tutti finti di getto; e sí felicemente i greci vi riuscirono, ch’i latini, nel loro fasto, a giudizio di Fabio Quintiliano, ne disperarono anco la competenza, dicendo: «Cum graecis de comoedia non contendimus».

807A tal difficultá d’Orazio aggiugniamo in piú ampia distesa quest’altre due. Delle quali una è: come Omero, ch’era venuto innanzi, fu egli tanto innimitabil poeta eroico, e la tragedia, che nacque dopo, cominciò cosí rozza, com’ogniun sa e noi piú a minuto qui appresso l’osserveremo? L’altra è: come Omero, venuto innanzi alle filosofie ed alle arti poetiche e critiche, fu egli il piú sublime di tutti gli piú sublimi poeti, quali sono gli eroici, e, dopo ritruovate le filosofie e le poetiche e critiche arti, non vi fu poeta, il quale [non] potesse che per lunghissimi spazi tenergli dietro? Ma, lasciando queste due nostre, la difficultá d’Orazio, combinata con quello ch’abbiamo detto della commedia nuova, doveva pure porre in ricerca i Patrizi, gli Scaligeri, i Castelvetri ed altri valenti maestri d’arte poetica d’investigarne la ragion della differenza.