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della politica poetica 277


stati sparsi per tutta Grecia, anco nell’Attica, ove fu Atene, e che poi si ritirarono nel Peloponneso, ove fu Sparta, repubblica o regno aristocratico di due re della razza d’Ercole, detti Eraclidi, ovvero nobili, che amministravano le leggi e le guerre sotto la custodia degli efori. I quali erano custodi della libertá non giá popolare ma signorile, che fecero strozzare il re Agide, perché aveva attentato di portar al popolo una legge di conto nuovo, la quale Livio diffinisce «facem ad accendendum adversus optimates plebem», ed un’altra testamentaria, la quale divolgava i retaggi fuori dell’ordine de’ nobili, tra’ quali soli innanzi si erano conservati con le successioni legittime, perchè essi soli avevano dovuto avere suitá, agnazioni, gentilitá; della qual fatta erano state in Roma innanzi della legge delle XII Tavole, come appresso sará dimostro. Onde, come i Cassi, i Capitolini, i Gracchi ed altri principali cittadini, per volere, con qualche legge si fatta, d’un poco sollevare la povera oppressa plebe romana, furono dal senato dichiarati ed uccisi come rubelli; cosí Agide fu fatto strozzare dagli efori. Tanto gli efori di Sparta, per Polibio, furono custodi della libertá popolare di Lacedemone! Laonde Atene, cosí appellata da Minerva, la qual si disse Ἁθηνα, dovette essere, ne’ primi suoi tempi, di stato aristocratica; e la storia greca l’hacci narrato fedelmente piú sopra, ove ci disse che Dragone regnò in Atene nel tempo ch’era occupata dagli ottimati, e cel conferma Tucidide, narrando che, finch’ella fu governata da’ severissimi areopagiti, che Giovenale traduce «giudici di Marte», in senso di «giudici armati» (che, da Ἄρης, «Marte», e πηγή, ond’è «pagus» a’ latini, meglio arebbe trasportato «popolo di Marte», come fu detto il romano; perché, nel loro nascimento, i popoli si composero di soli nobili, che soli avevano il diritto dell’armi), ella sfolgorò delle piú belle eroiche virtú e fece dell’eccellentissime imprese (appunto come Roma, nel tempo nel quale, come appresso vedremo, ella fu repubblica aristocratica); dal quale stato Pericle ed Aristide (appunto come Sestio e Canuleo, tribuni della plebe, incominciarono a fare di Roma) la rovesciarono nella libertá popolare.