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delle famiglie de' famoli 253


delle quali clientele e clienti si leggono sulla storia antica sparse tutte le nazioni, come nelle Degnitá sta proposto. Ma Tucidide narra che nell’Egitto, anco a’ suoi tempi, le dinastie di Tane erano tutte divise tra padri di famiglie, principi pastori di famiglie sí fatte; ed Omero, quanti eroi canta, tanti chiama «re», e gli diffinisce «pastori de’ popoli», che dovetter esser innanzi di venire i pastori de’ greggi, come appresso dimostreremo. Tuttavia in Arabia, com’erano stati in Egitto, or ne sono in gran numero; e nell’Indie occidentali si truovò la maggior parte, in tale stato di natura, governarsi per famiglie sí fatte, affollate di tanto numero di schiavi, che diede da pensare all’imperador Carlo quinto, re delle Spagne, di porvi modo e misura. E con una di queste famiglie dovette Abramo far guerre co’ re gentili; i cui servi, co’ quai le fece, troppo al nostro proposito, dotti di lingua santa traducono «vernaculos», come poc’anzi «vernae» si sono da noi spiegati.

558Sul nascere di queste cose incominciò con veritá il famoso nodo erculeo, col quale i clienti si dissero «nexi» («annodati») alle terre che dovevano coltivare per gl’incliti; che passò poi in un nodo finto, come vedremo, nella legge delle XII Tavole, che dava la forma alla mancipazione civile, che solennizzava tutti gli atti legittimi de’ romani. Ora, perché non si può intendere spezie di societá né piú ristretta per parte di chi ha copia di beni, né, per chi ne ha bisogno, piú necessaria, quivi dovettero incominciare i primi soci nel mondo, che, come l’avvisammo nelle Degnitá, furon i soci degli eroi, ricevuti per la vita, come quelli ch’avevano arresa alla discrezion degli eroi la lor vita. Onde ad Antinoo, il capo de’ suoi soci, per una parola, quantunque dettagli a buon fine, perché non gli va all’umore, Ulisse vuol mozzare la testa; e ’l pio Enea uccide il socio Miseno, che gli bisognava per far un sacrifizio. Di che pure ci fu serbata una volgare tradizione; ma Virgilio, perché nella mansuetudine del popolo romano era troppo crudo ad udirsi di Enea, ch’esso celebra per la pietá, il saggio poeta finge che ucciso fu da Tritone, perché avesse osato con quello contendere in suon di tromba: ma nello stesso tempo ne dá