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delle famiglie di figliuoli 239


cipio da ciò: che perseguita Dafne, donzella vagabonda che va errando per le selve (nella vita nefaria); e questa con l’aiuto ch’implorò degli dèi (de’ quali bisognavano gli auspíci ne’ matrimoni solenni), fermandosi, diventa lauro (pianta che sempre verdeggia nella certa e conosciuta sua prole, in quella stessa significazione ch’i latini «stipites» dissero i ceppi delle famiglie; e la barbarie ricorsa ci riportò le stesse frasi eroiche, ove dicono «alberi» le discendenze delle medesime, e i fondatori chiamano «ceppi» e «pedali», e le discendenze de’ provenuti dicono «rami», ed esse famiglie dicon «legnaggi»). Cosí il seguire d’Apollo fu propio di nume, il fuggire di Dafne propio di fiera; ma poi, sconosciuto il parlare di tal istoria severa, avvenne che ’l seguire d’Apollo fu d’impudico, il fuggire di Dafne fu di donna.

534Di piú Apollo è fratello di Diana, perché con le fontane perenni ebbero l’agio di fondarsi le prime genti sopra de’ monti; ond’egli ha la sua sede sopra il monte Parnaso, dove abitano le muse (che sono l’arti dell’umanitá), e presso il fonte Ippocrene, delle cui acque bevono i cigni, uccelli canori di quel «canere» o «cantare» che significa «predire» a’ latini; con gli auspíci d’un de’ quali, come si è sopra detto, Leda concepisce le due uova, e da uno partorisce Elena e dall’altro Castore e Polluce ad un parto.

535Ed Apollo e Diana sono figliuoli di Latona, detta da quel «latere» o «nascondersi» onde si disse «condere gentes», «condere regna», «condere urbes», e particolarmente in Italia fu detto «Latium». E Latona gli partorí presso l’acque delle fontane perenni, ch’abbiamo detto; al cui parto gli uomini diventaron ranocchie, le quali nelle piogge d’está nascono dalla terra, la qual fu detta «madre de’ giganti», che sono propiamente della Terra figliuoli. Una delle quali ranocchie è quella che a Dario manda Idantura; e devon essere le tre ranocchie e non rospi nell’arme reale di Francia, che poi si cangiarono in gigli d’oro, dipinte col superlativo del «tre», che restò ad essi francesi per significare una ranocchia grandissima, cioè un grandissimo figliuolo, e quindi signor della terra.