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234 libro secondo - sezione quarta - capo primo


e si erano d’una stessa famiglia; onde, come sopra si è detto, da’ fratelli e sorelle dovettero incominciare. Del qual fuoco era dio il lare di ciascheduna casa; dalla qual origine vien detto «focus laris» il fuocolaio, dove il padre di famiglia sagrificava agli dèi della casa. I quali nella legge delle XII Tavole, al capo De parricidio, secondo la lezione di Giacomo Revardo, son detti «deivei parentum»; e nella sagra storia si legge si frequente una simil espressione: «Deus parentum nostrorum», come piú spiegatamente: «Deus Abraham, Deus Isac, Deus Jacob». D’intorno a che è quella tralle leggi di Cicerone cosí conceputa: «Sacra familiaria perpetua manento»; ond’è la frase, si spessa nelle leggi romane, con la quale un figliuol di famiglia si dice essere «in sacris paternis», e si dice «sacra patria» essa paterna potestá, le cui ragioni ne’ primi tempi, come si dimostra in quest’opera, erano tutte credute sagre. Cotal costume si ha a dire essere stato osservato da’ barbari i quali vennero appresso: perché in Firenze, a’ tempi di GiovanniBoccaccio (come l’attesta nella Geanologia degli dèi), nel principio di ciascun anno il padre di famiglia, assiso nel focolaio a capo di un ceppo a cui s’appiccava il fuoco, gli dava l’incenso e vi spargeva del vino; lo che dalla nostra bassa plebe napoletana si osserva la sera della vigilia del santo Natale, che ’l padre di famiglia solennemente deve appiccare il fuoco ad un ceppo sí fatto nel fuocolaio; e per lo Reame di Napoli le famiglie dicono noverarsi per fuochi. Quindi, fondate le cittá, venne l’universal costume che i matrimoni si contraggono tra’ cittadini; e finalmente restò quello: che, ove si contraggono con istranieri, abbiano almen tra loro la religione comune.

527Ora, ritornando dal fuoco all’acqua, Stige, per cui giuravano i dèi, fu la sorgiva delle fontane: ove gli dèi debbon esser i nobili dell’eroiche cittá (come si è sopra detto), perché la comunanza di tal acqua aveva fatto loro i regni sopra degli uomini; onde fin al CCCIX di Roma i patrizi tennero i connubi incommunicati alla plebe, come se n’è detto alquanto sopra e piú appresso se ne dirá. Per tutto ciò nella storia sagra si leggono sovente o «pozzo del giuramento» o «giuramento del pozzo»: