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218 libro secondo - sezione terza


503Sí fatti giganti pii certamente Platone riconosce nel Polifemo d’Omero. E noi l’avvaloriamo da ciò ch’esso Omero narra dello stesso gigante, ove gli fa dire ch’un augure, ch’era stato un tempo tra loro, gli aveva predetto la disgrazia ch’egli poi sofferse da Ulisse; perché gli áuguri non possono vivere certamente tra gli atei. Quivi la morale poetica incominciò dalla pietá, perch’era dalla provvedenza ordinata a fondare le nazioni, appo le quali tutte la pietá volgarmente è la madre di tutte le morali, iconomiche e civili virtú; e la religione unicamente è efficace a farci virtuosamente operare, perché la filosofia è piú tosto buona per ragionarne. E la pietá incominciò dalla religione, che propiamente è timore della divinitá. L’origine eroica della qual voce si conservò appo i latini per coloro che la voglion detta a «religando», cioè da quelle catene con le quali Tizio e Prometeo eran incatenati sull’alte rupi, a’ quali l’aquila, o sia la spaventosa religione degli auspici di Giove, divorava il cuore e le viscere. E ne restò eterna propietá appo tutte le nazioni: che la pietá s’insinua a’ fanciulli col timore d’una qualche divinitá.

504Cominciò, qual dee, la moral virtú dal conato, col qual i giganti dalla spaventosa religione de’ fulmini furon incatenati per sotto i monti, e tennero in freno il vezzo bestiale d’andar errando da fiere per la gran selva della terra, e s’avvezzarono ad un costume, tutto contrario, di star in que’ fondi nascosti e fermi; onde poscia ne divennero gli autori delle nazioni e i signori delle prime repubbliche, come abbiamo accennato sopra e spiegheremo piú a lungo appresso. Ch’è uno de’ gran benefici che la volgar tradizione ci conservò d’aver fatto il Cielo al gener umano, quando egli regnò in terra con la religion degli auspíci; onde a Giove fu dato il titolo di «statore» ovvero di «fermatore», come sopra si è detto. Col conato altresi incominciò in essi a spuntare la virtú dell’animo, contenendo la loro libidine bestiale di esercitarla in faccia al cielo, di cui avevano uno spavento grandissimo. E ciascuno di essi si diede a strascinare per sé una donna dentro le loro grotte e tenerlavi dentro in perpetua compagnia di lor vita: e si usarono con