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194 | libro secondo - sezione seconda - capo quarto |
particelle, che significano esse modificazioni, fanno il medesimo; ma i verbi significano moti, i quali portano l’innanzi e ’l dopo, che sono misurati dall’indivisibile del presente, difficilissimo ad intendersi dagli stessi filosofi. Ed è un’osservazione fisica che di molto appruova ciò che diciamo, che tra noi vive un uomo onesto, tócco da gravissima apoplessia, il quale mentova nomi e si è affatto dimenticato de’ verbi. E pur i verbi che sono generi di tutti gli altri — quali sono «sum» dell’essere, al quale si riducono tutte l’essenze, ch’è tanto dire tutte le cose metafisiche; «sto» della quiete, «eo» del moto, a’ quali si riducono tutte le cose fisiche; «do», «dico» e «facio», a’ quali si riducono tutte le cose agibili, sien o morali o famigliari o finalmente civili — dovetter incominciare dagl’imperativi; perché nello stato delle famiglie, povero in sommo grado di lingua, i padri soli dovettero favellare e dar gli ordini a’ figliuoli ed a’ famoli, e questi, sotto i terribili imperi famigliari, quali poco appresso vedremo, con cieco ossequio dovevano tacendo eseguirne i comandi. I quali imperativi sono tutti monosillabi, quali ci son rimasti «es», «sta», «i», «da», «dic», «fac».
454Questa generazione delle lingue è conforme a’ principi cosí dell’universale natura, per gli quali gli elementi delle cose tutte sono indivisibili, de’ quali esse cose si compongono e ne’ quali vanno a risolversi, come a quelli della natura particolare umana, per quella degnitá ch’«i fanciulli, nati in questa copia di lingue e c’hanno mollissime le fibbre dell’istromento da articolare le voci, le incominciano monosillabe». Che molto piú si dee stimare de’ primi uomini delle genti, i quali l’avevano durissime, né avevano udito ancor voce umana. Di piú ella ne dá l’ordine con cui nacquero le parti dell’orazione, e ’n conseguenza le naturali cagioni della sintassi.
455Le quali cose tutte sembrano piú ragionevoli di quello che Giulio Cesare Scaligero e Francesco Sanzio ne han detto a proposito della lingua latina; come se i popoli che si ritruovaron le lingue avessero prima dovuto andare a scuola d’Aristotile, coi cui principi ne hanno amendue ragionato!