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124 libro primo - sezione quarta


ed immani, le quali ci è affatto niegato d’immaginare e solamente a gran pena ci è permesso d’intendere.

339Per tutto ciò dobbiamo cominciare da una qualche cognizione di Dio, della quale non sieno privi gli uomini, quantunque selvaggi, fieri ed immani. Tal cognizione dimostriamo esser questa: che l’uomo, caduto nella disperazione di tutti i soccorsi della natura, disidera una cosa superiore che lo salvasse. Ma cosa superiore alla natura è Iddio, e questo è il lume ch’Iddio ha sparso sopra tutti gli uomini. Ciò si conferma con questo comune costume umano: che gli uomini libertini, invecchiando, perché si sentono mancare le forze naturali, divengono naturalmente religiosi.

340Ma tali primi uomini, che furono poi i principi delle nazioni gentili, dovevano pensare a forti spinte di violentissime passioni, ch’è il pensare da bestie. Quindi dobbiamo andare da una volgare metafisica (la quale si è avvisata nelle Degnitá, e truoveremo che fu la teologia de’ poeti), e da quella ripetere il pensiero spaventoso d’una qualche divinitá, ch’alle passioni bestiali di tal’uomini perduti pose modo e misura e le rendè passioni umane. Da cotal pensiero dovette nascere il conato, il qual è propio dell’umana volontá, di tener in freno i moti impressi alla mente dal corpo, per o affatto acquetargli, ch’è dell’uomo sappiente, o almeno dar loro altra direzione ad usi migliori, ch’è dell’uomo civile. Questo infrenar il moto de’ corpi certamente egli è un effetto della libertá dell’umano arbitrio, e sí della libera volontá, la qual è domicilio e stanza di tutte le virtú e, tralle altre, della giustizia, da cui informata, la volontá è ’l subbietto di tutto il giusto e di tutti i diritti che sono dettati dal giusto. Perché dar conato a’ corpi tanto è quanto dar loro libertá di regolar i lor moti, quando i corpi tutti sono agenti necessari in natura; e que’ ch’i meccanici dicono «potenze», «forze», «conati» sono moti insensibili d’essi corpi, co’ quali essi o s’appressano, come volle la meccanica antica, a’ loro centri di gravitá, o s’allontanano, come vuole la meccanica nuova, da’ loro centri del moto.