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106 libro primo - sezione seconda


costituzione delle repubbliche libere piú famose de’ tempi suoi, ed osserva la romana esser diversa da quelle d’Atene e di Sparta e, piú che di Sparta, esserlo da quella d’Atene, dalla quale, piú che da Sparta, i pareggiatori del gius attico col romano vogliono esser venute le leggi per ordinarvi la libertá popolare giá innanzi fondata da Bruto. Ma osserva, al contrario, somiglianti tra loro la romana e la cartaginese, la quale niuno mai si è sognato essere stata ordinata libera con le leggi di Grecia; lo che è tanto vero ch’in Cartagine era espressa legge che vietava a’ cartaginesi sapere di greca lettera. Ed uno scrittore sappientissimo di repubbliche non fa sopra ciò questa cotanto naturale e cotanto ovvia riflessione, e non ne investiga la cagion della differenza: — Le repubbliche romana ed ateniese, diverse, ordinate con le medesime leggi; e le repubbliche romana e cartaginese, simili, ordinate con leggi diverse? — Laonde, per assolverlo d’un’oscitanza sí dissoluta, è necessaria cosa a dirsi che nell’etá di Polibio non era ancor nata in Roma cotesta favola delle leggi greche venute da Atene ad ordinarvi il governo libero popolare.

286Questa stessa degnitá, per la terza parte, apre la via agli ambiziosi nelle repubbliche popolari di portarsi alla monarchia, col secondare tal disiderio naturail della plebe, che, non intendendo universali, d’ogni particolare vuol una legge. Onde Silla, capoparte di nobiltá, vinto Mario, capoparte di plebe, riordinando lo Stato popolare con governo aristocratico, rimediò alla moltitudine delle leggi con le Quistioni perpetue.

287E questa degnitá medesima per l’ultima parte è la ragione arcana perché, da Augusto incominciando, i romani principi fecero innumerabili leggi di ragion privata, e perché i sovrani e le potenze d’Europa dappertutto, ne’ loro Stati reali e nelle repubbliche libere, ricevettero il Corpo del diritto civile romano e quello del diritto canonico.