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v. gli esemplari postillati e le «notae» 803


tore. Per mio conto, pur togliendoli anche io dai margini, ove, dato il loro accavallamento, avrebbero generato, piú che altro, confusione (si direbbe che, quasi presago di non potere o volere aggiungere alcun titolo marginale alle due Scienze nuove, il Vico s’avvalesse del Diritto universale per isfogare in siffatta guisa quel «furore» di distinguere e sottodistinguere, che gli proveniva dalla giovanile autoeducazione barocca), ho inserito a principio di ciascun capitolo o nota, e in caratteri maiuscoli, il titolo principale, soggiungendo a principio dei capoversi rispettivi, ma in caratteri «tondi» e di corpo minore, il sottotitolo o il gruppo di sottotitoli relativi a ciascuno.

Inoltre, come, per le ragioni dette di sopra, ho preposto ai numeri progressivi dei capitoli del De uno la dicitura «caput»; cosí, ma molto di rado, ragioni di euritmia m’hanno indotto, tanto nel De uno quanto nel De constantia e nelle Notae, a supplire tra parentesi quadre qualche titolo o sottotitolo omesso dal Vico per mera distrazione (per esempio, priva di titolo complessivo è nell’edizione originale delle Notae la cosí importante dissertazione su Omero). Per contrario, ho omesso del tutto le Censurae extra ordinem soggiunte al De constantia, giacché le lettere ond’esse constano, una con le note vichiane che le illustrano, sono state giá ripubblicate in quella parte del quinto volume della presente raccolta delle Opere ch’è consacrata al Carteggio. E, finalmente per quanto concerne le Notae, le ho anzitutto numerate progressivamente, non senza aggiungere tra parentesi il rimando ai loci del testo ov’esse sono richiamate; e, in secondo luogo, sceverando dalla massa delle altre quelle che hanno carattere ed estensione di dissertazioni, ho conferito loro particolare dignitá col darle a parte e precisamente quali Dissertationes.

Ben poco è da soggiungere intorno alla critica interna del testo. Com’è ovvio, ho tenuto presente l’esemplare postillato della Nazionale di Napoli: il che m’ha consentito di porre a profitto non solo l’errata-corrige a stampa premesso all’edizione originale delle Notae, ma altresí, da un lato, tutte quelle, tra le postille autografe marginali, che sono correzioni di farfalloni tipografici o di errori o improprietá di forma (sostituzione di qualche particella o avverbio, di qualche sostantivo o aggettivo, di qualche modo o tempo o persona di verbo, e via enumerando) e, dall’altro, le otto facciate autografe dell’errata-corrige manoscritto. E sebbene in tutti questi casi, l’emendamento fosse voluto dal Vico, non ho