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piccolissime, e la nomina di qualche impiegato subalterno. Pochi dei presenti in Venezia intervennero, pochissimi degli azionisti lontani. Finita la sessione, in luogo di separarsi, uno degli azionisti si alzò proponendo una nuova modificazione alla linea Milani, cioè che la linea si recasse da Brescia a Bergamo, in luogo di andar ritta a Milano passando per Treviglio; e il proponente lasciò intravedere quello pur essere il voto di S. A. il Vicerè. Gli astanti chiamati a votare su due piedi non ebbero coraggio di opporsi ad un voto che poteva anch’esser quello di S. A., ed in luogo di eccepire per l’illegalità della proposizione che non era stata compresa negli oggetti da trattarsi, sebben di tanta importanza, l’ammisero, deliberando poi di affidare a una commissione di dotti il giudizio sulla linea più conveniente, cioè se quella da Brescia a Milano sopra Treviglio, o quella da Brescia a Bergamo e di là per Monza a Milano.

Tale proposta fu il vero pomo della discordia. I Bergamaschi, venuti in isperanza di veder compresa la loro città nella linea principale, si adoperarono a tutta possa, onde aver favorevole l’opinione pubblica al loro disegno. E che si adoperas-