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zioni. Infine le dimande furono tali e tante, che in realtà il numero chiesto fu quindici volte superiore al numero disponibile. Sì tosto distribuite le azioni, vennero negoziate e con esse introdotto anche a Milano il giuoco di borsa, quantunque in appresso abbandonato. Per ispiegare il furore che destò l’impresa in sul primo nascere, convien si rammenti quella esser stata l’epoca della maggior febbre d’agiotagio, colui che più si agitava per queste azioni essere un uomo potente, che doveva godere anche dopo una grande influenza sui destini delle strade ferrate italiane, cioè il barone Eskeles.

Per chi nol sapesse è indispensabile premettere che questo signore, il barone Rothschild e il barone Sina, i tre gran potentati delle finanze austriache, avevano fatto un accordo fra loro, in forza del quale eransi divisa la monarchia austriaca per quanto alle strade ferrate, allo scopo che l’uno non facesse concorrenza dannosa all’altro. In questa divisione Gallizia, Boemia, Slesia e Moravia era toccata a Rothschild; l’Ungheria a Sina e l’Italia ad Eskeles, ragione per la quale i due primi non figurarono mai in Italia. Più tardi