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66 VIAGGIO


— Ma che è mai la felicità? che è mai la grandezza in questa dipinta favola della vita? un asino morto, e non s’era corso una lega, s’attraversa improvvisamente come una sbarra alla carriera di La Fleur — il ronzino non voleva passarvi — vengono a rissa tra loro — e il povero ragazzo fu propriamente sbalestrato fuor de’ suoi stivaloni alla prima coppia di calci.

La Fleur tollerò la sua caduta da cristiano francese, e non disse nè più nè meno di diable! rizzasi senz’altro; si rappicca col ronzino: lo inforca; e battealo come avrebbe battuto il tamburo.

Il ronzino salta di qua, risalta di là, e ricalcitra — torna di qua — poi di là — da per tutto insomma fuorchè verso l’asino morto — La Fleur voleva spuntarla — e il ronzino te lo scavalca.

Che hai tu, La Fleur, gli diss’io, con quel tuo bidet? — Rispose: Monsieur, c’est un cheval le plus opiniástre du monde — Ed io: Se la bestia è cocciuta si trovi la strada a sua posta — La Fleur smontò, accomiatandolo con una sonora scuriata; e il ronzino mi pigliò in parola e si mise la via di Montreuil fra le gambe — Peste! disse La Fleur.

Or qui, da che non cade mal-à-propos, noteremo, che quantunque La Fleur non siasi valuto se non se di due diversi vocaboli d’esclamazione —