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60 | VIAGGIO |
XXIII. | FRAMMENTO |
— La città d’Abdera, quantanque vi abitasse Democrito e s’industriasse di farla con tutta l’efficacia dell’ironia e del ridicolo ravvedere, era dissoluta, ed abiettissima fra le città della Tracia: ed era da tanti veneficj, e assassinj, e congiure — libelli, e pasquinate, e tumulti appestata, che pochi vi giravano sicuri di giorno — e di notte nessuno.
Or mentre ogni cosa andava alla peggio, avvenne che l’Andromeda d’Euripide1 si rappresentasse in Abdera; e con sommo diletto del popolo: ma più ch’altro que’ tocchi che la Natura aveva divinamente suggeriti al poeta nella patetica invocazione di Perseo:
Re de’ celesti e de’ mortali, Amore! e seg.
que’ teneri tocchi vinsero tutti i cuori.
E quasi tutti il dì dopo parlavano in jambi schietti; e non parlavano che della patetica invocazione di Perseo:
Re de’ celesti e de’ mortali. Amore!
— Per ogni via d’Abdera, per ogni casa. —
O Amore! Amore!
- ↑ Tragedia smarrita di cui leggiamo alcune reliquie presso gli antichi scrittori; ma non ho potuto trovarvi il verso citato da Yorick.