Perchè La Fleur fece meco tutto il viaggio di Francia e d’Italia, e verrà spesso in iscena, parmi di affezionargli alquanto meglio i lettori. Sappiate, ch’io non ebbi mai da pentirmi sì poco degli impulsi, che per lo più mi fanno risolvere, come con questa creatura — fedelissima, affettuosa, semplice creatura fra quante mai s’affannarono dietro le calcagna di un filosofo; e quantunque delle sue perizie di suonatore di tamburo, e di sarto di calzerotti, ottime in sè, non potessi veramente giovarmi, la sua giovialità m’era largo compenso — suppliva a tutti i difetti — i suoi sguardi m’erano fidato rifugio in tutti i disagi e pericoli — intendo solo de’ miei; perchè La Fleur era inviolabile: e se fame, o sete, o nudità, o veglia, o qualunque altra sferzata di mala ventura coglieva ne’ nostri pellegrinaggi La Fleur, tu non vedevi nè ombra nè indizio in quel volto — ed era eternamente tal quale: e però, s’io — e Satanasso a ogni poco mi tenta con quest’albagia — s’io pure mi sono un pezzo di filosofo, la mia boria è mortificata quando considero l’obbligazione ch’io ho alla complessionale filosofia di questo povero compagnone il quale a forza di