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48 | VIAGGIO |
Compiango l’uomo che può viaggiare da Dan a Bersabea1 ed esclama: «Tutto è infecondo!« — ed è: e tale è l’universo per chiunque non vede quanto ei sarà liberale a chi lo coltiva. Ponetemi, diss’io, stropicciandomi lietamente le mani, dentro a un deserto, e troverò di che farmi rivivere tutti gli affetti — ne farei dono, non fosse altro, a qualche mirto soave; e mi cercherei per amico un malinconico cipresso — corteggerei le loro ombre, e li ringrazierei affabilmente della loro ospitalità — vorrei intagliare il mio nome sovr’essi, e giurerei ch’ei sono i più amabili fra gli alberi del deserto: se le loro foglie appassissero imparerei a condolermene; e quando si rallegrassero mi rallegrerei con essi.
SMELFUNGUS, uomo dotto, viaggiò da Bologna a mare a Parigi — da Parigi a Roma — via così — ma si partì con l’ipocondria e l’itterizia, ed ogni oggetto da cui passava era scolorato e deforme — scrisse la storia del suo viaggio; la storia appunto de’ suoi miseri sentimenti.
Incontrai Smelfungus sotto il gran portico del
- ↑ Dan era l’estrema parte settentrionale, e Bersabea l’estrema australe della terra del popolo di Dio: e nell’antico testamento a Dan usque Bersasabee assai volte significa un lunghissimo viaggio. Reg. i et ii.