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246 | NOTIZIA INTORNO |
tura quell’esprimere in modo tutto suo le cose comuni; e la propensione di censurare i metodi delle nostre scuole. Inoltre sembravami, ch’egli sentisse non so qual dissonanza nell’armonia delle cose del mondo: non però lo diceva. Dalla sua operetta greca si desume quanto meritatamente egli si vergognasse della sua querula intolleranza. Ma pareva, quando io lo vidi, più disingannato che rinsavito; e che senza dar noja agli altri, se ne andasse quietissimo e sicuro di sè medesimo per la sua strada, e sostandosi spesso, quasi avesse più a cuore di non deviare, che di toccare la meta. Queste ad ogni modo sono tutte mie congetture.
XIV. Avendolo io d’allora in poi lasciato in Amersfort, e desiderando di dargli avviso del giudizio de’ Maestri suoi intorno a’ tre manoscritti da me recati in Italia, scrissi ad Inverigo a domandarne novelle al Reverend. Don Jacopo Annoni; e perchè questi s’era trasferito da molto tempo in una chiesa su’ colli del lago di Pusiano, presso la villa Marliani, lo visitai nell’estate dell’anno scorso: nè ho potuto riportare dalla mia gita se non i lineamenti di Didimo giovinetto. Quel buon vecchio sacerdote, regalandomi il disegno che ho posto in fronte a questa notizia,