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DIDIMO CHIERICO 243

non era guardato dal popolo di mal’occhio, e le donne passando gli sorridevano, e le vecchie si soffermavano accanto a una porticciuola a discorrere seco, e tutti i bambini, de’ quali egli si compiaceva, gli correvano lietissimi attorno. Ammirava assai: ma più con gli occhiali, diceva egli, che col telescopio: e disprezzava con taciturnità sì sdegnosa da far giusto e irreconciliabile il risentimento degli uomini dotti. Aveva per altro il compenso di non patire d’invidia, la quale, in chi ammira e disprezza non trova mai luogo.

XIII. Insomma pareva uomo che essendosi in gioventù lasciato governare dall’indole sua naturale, s’accomodasse, ma senza fidarsene, alla prudenza mondana. E forse aveva più amore che stima per gli uomini, però non era orgoglioso nè umile. Parea verecondo, perchè non era nè ricco nè povero. Forse non era avido nè ambizioso, perciò parea libero. Quanto all’ingegno, non credo che la natura l’avesse moltissimo prediletto, nè poco. Ma l’aveva temprato in guisa da non potersi imbevere degli altrui insegnamenti; e quel tanto che produceva da sè, aveva certa novità che allettava, e la primitiva ruvidezza che offende. Quindi derivava in esso per avven-