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nemente — la qual mia doglianza non è già la prima, nè l’unica1.
Or poichè ciascheduno fu sotto le coltri, io — fosse la novità — o che si fosse — nol so; ma io mi giaceva a occhi spalancati, e cercava il sonno di qua, e di là — e mi voltava, e smaniava, e mi rivoltava — suonò mezzanotte — e poi un’ora — la natura e la pazienza erano agli estremi — O Gesù mio! dissi —
— Avete rotto l’accordo, disse la signora, la quale anch’essa non aveva chiuso mezz’occhio. Le domandai tante e tante scuse — ripetendo tuttavia che la mia era una jaculatoria, nè più nè meno — e la signora si puntigliava a rispondere, ch’io aveva rotto irremissibilmente l’accordo; ed io le andava dicendo, che no; e me ne appellava alla clausola dell’articolo III.
Ma mentre la signora voleva vincere il suo punto, disarmava da per sè le proprie barriere; perchè nell’ardore del diverbio mi giunse all’orecchio il tentinnìo di tre o quattro spilloni che cascando sullo spazzo, lasciavano aperta una breccia nelle cortine.
In buona fede, e sull’onor mio, signora mia,