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navano più perplessi — ed io era travagliato per essa — e per me — poichè in pochissimo tempo quelle sue occhiate, e il caso in sè, mi mettevano in grande pensiero.
E l’avere a dormire in due letti d’una medesima stanza, bastava ad angustiare l’anime nostre — ma la loro situazione (perchè erano paralleli e divisi da sì angusto intervallo che al più ci capiva una scranna di paglia) ci angustiava assai peggio — inoltre que’ letti non erano discosti dal fuoco, e lo sporto del camminetto da un lato, e dall’altro una trave massiccia che attraversava la camera, gli appartavano in una specie di alcova assai dissonante da’ nostri pensieri — a tanti inconvenienti s’aggiungeva, pur troppo! la picciolezza de’ letti; insormontabile impedimento; talchè fin’anche il compenso che le due donne si coricassero insieme riesciva disperatissima cosa — e benchè non fosse da desiderarsi — il compenso non era poi sì terribile che la loro fantasia non potesse almeno per una sola notte accomodarvisi.
Poca o nessuna consolazione recava a noi lo stanzino; freddo, umido, con un imposta del balcone sdruscita preda del vento, e con le finestre inermi di vetri, o di carta ogliata contro la tempesta e la notte. Nè io, mentre la signora lean-