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per due volte esulcerata, può rimarginarle per sempre.
LXVI. | IL BOURBONNOIS |
Eppure la mia fantasia s’era già lusingata d’immagini allegre! e oh quanto l’anima mia s’aspettava di tumultuar nella gioja in quel viaggio, e in que’ giorni della vendemmia, e per quelle piagge amenissime della Francia! — Ma! — quivi appunto il dolore mi aprì la sua porta; e ogni gaia speranza m’abbandonò. In ciascheduna di quelle scene di giubbilo m’appariva nel fondo la pensosa Maria sedente all’ombra del pioppo: ed io già toccava Lione, nè avea per anche potuto coprirla d’un velo.
Cara sensibilità! Tu se’ l’inesauribile fonte degl’incanti della voluttà, e degli spasimi dell’angoscia! tu incateni il tuo martire sovra un letto di paglia — e tu stessa lo sublimi teco oltre al cielo — Eterna fonte de’ nostri affetti! — Or sì ch’io ti cerco — or sì tutta la tua
Divinità dentro il mio petto esulta1 |