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V I A G G I O
 


LXV. M A R I A

moulins


Quantunque io aborra i saluti e le accoglienze sul mercato, pure quando fummo in mezzo alla piazza di Moulins, mi fermai per pigliarmi l’ultima occhiata e l’ultimo addio da Maria.

Maria, sebbene non fosse alta, aveva forme di prima bellezza — l’afflizione le aveva ritoccato il volto d’un certo che, che non pareva terreno — ad ogni modo era donna — e tanto da tutta la sua persona spirava tutto ciò che l’occhio vagheggia, e l’anima desidera in una donna, che — se potessero cancellarsi le tracce impresse nel suo cuore, e quelle di Elisa dal mio — non solo essa mangierebbe del mio pane, e berrebbe nella mia tazza, ma Maria poserebbe sul mio petto, e mi sarebbe figliuola1.

Addio, misera sconsolata vergine! — imbevi l’olio e il vino che la compassione d’uno straniero, mentr’egli passa pellegrinando, versa ora su le tue piaghe2 — Iddio solo che ti ha

  1. Et in sinu pauperis dormiens, eratque illi sicut filia. Reg. lib. ii.
  2. Samaritanus quidam iter faciens, misericordia motus est: et appropians alligavit vulnera ejus, infundens oleum, et vinum. Evang. Luc. x. 33.