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Continua il capo LXIII dell’itinerario di Yorick.
Il racconto di questa donzella impazzita m’avea pur commosso leggendolo; ma vedendomi in quelle vicinanze, mi tornò al pensiero sì fieramente che con irresistibile forza mi strascinò mezza lega fuori di strada al villaggio de’ suoi parenti a domandarne novella.
Questo è un andare, e il confesso, come il cavaliere della Trista Figura a caccia di dolorose avventure — ma, e non so come, io non mi sento si pienamente conscio dell’esistenza d’un anima in me se non quando mi trovo ravvolto nelle malinconie.
La vecchia madre venne sull’uscio, e il suo aspetto, innanzi che le sue labbra s’aprissero, mi narrò tutti i suoi guai — L’era morto anche il marito; morto da un mese, diceva ella, d’angoscia per la misera infermità di Maria — e allora ho temuto che per questa sciagura la povera fanciulla perderebbe anche la poca ragione che le rimane — invece par che rientri in sè — ma non trova mai quiete — la mia povera figliuola, e così dicendo piangeva a lagrime amare, va ramingando, chi sa dove, lungo la strada.
— Perchè, mentre io scrivo, il polso mi batte