Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
E queste parole furono da quel giovinotto proferite con accento e con volto sì concordi a’ moti d’un cuore pietoso, ch’io feci subito voto di dargli una moneta di ventiquattro soldi tosto ch’io fossi a Moulins —
— E chi è la povera Maria? gli diss’io.
È l’amore e la pietà di tutto il contado qui attorno, risposemi il postiglione — il Sole, tre anni fa, non risplendeva sul viso di veruna fanciulla nè più avvenente, nè più spiritosa, nè più amabile di Maria: povera Maria! tu non meritavi che le tue nozze ti fossero interdette per le brighe del curato della parrocchia.
E seguitò a dirmi come il curato aveva fatte già dall’altare le denunzie di quelle nozze —
— Se non che Maria, che s’era un po’ riposata, s’accostò il flauto alla bocca, e ripigliò la sua aria — ed erano le medesime note — ma dieci volte più soavi. Questo è l’ufficio della sera alla vergine, disse il ragazzo — nè si sa chi a lei l’abbia insegnato, nè come riesca a sonarlo sul flauto — noi crediamo che il cielo per sua misericordia la ispiri; perchè dal dì ch’ella è fuori di sè pare che non trovi verun altra consolazione; non si lascia uscire di mano quel flauto, e sona l’ufficio quasi dì e notte.