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reti l’uno a rincontro de l’altro, altri addobbi allhoramai non havea. Et sopra il lettuccio giacea uno vecchione canuto il quale fu, et se col tramonto de la fortuna non s’obscura etiandio la nobilità del sangue, era tuttavia gentilhuomo; et d’una mano si facea sostegno a la testa. Era accanto al lettuccio uno deschetto sul quale ardeva una lucernina, e quivi presso una scranna su la quale il notajo senza far motto adagiatosi, et toltosi di cintola il pennajuolo, acconciò innanzi a sè il calamajo, et due fogli bianchi che si trovava havere indosso: et come hebbe intinta la penna, si curvò col petto sul desco, stando in orecchi ad udire et scrivere le volontà extreme et il testamento del gentilhuomo. Il quale sorreggendosi alquanto su l’origliere, parlò: Lasso me; tu di certo, Messer lo notajo, non sai com’io, non che possa far lasciti, mi veggio morire senza havere di che satisfarti del testamento. Ma quanto più posso ti priegho che tu comporti questa fatica di scrivere la mia hystoria; per ciò che, come che ferventemente io desideri di andarne hoggimai dove a Dio piacerà, non chiuderò in pace questi occhi se non lascio per heredità al mondo la hystoria mia la quale fia letta da ogni huomo che vive, cotanto è fiera et diversa: et ad te in