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VIAGGIO
 


della gentile fille-de-chambre con tinta sì ardente — mi pareva ch’ella arrossisse — e quest’idea fe’ arrossire me pure — e quel trovarci lì soli, ci ricolorì il volto d’un secondo rossore innanzi che il primo si fosse smarrito.

Avvi una tal qualità di rossore mezzo piacevole, mezzo colpevole, ma la colpa è più del sangue che dell’intenzione — sgorga impetuoso dal cuore e la virtù gli tiene dietro — non già a richiamarlo — bensì congiurano da fratelli affinchè i nervi se ne risentano più mollemente.

Ma nè questa descrizione fa al caso — perch’io sul bel principio sentiva nel mio secreto un certo che, che non rispondeva in perfettissima consonanza alle lezioni da me date la sera innanzi alla giovine — E spesi cinque minuti a cercare un polizzino bianco — ed io sapeva di non averne — pigliai la penna — la lasciai — le mie dita tremavano — e mi fu addosso il demonio.

So bene, quant’altri, che quest’avversario, ove tu gli resista, se ne va via; ma io l’affronto assai raramente, pel terrore che la battaglia — e poniamo ch’io vinca — non mi lasci qualche ferita — onde antepongo la salute al trionfo; ed in cambio di farlo fuggire, fuggo io le più volte.

La gentile fille-de-chambre si fe’ più dappresso