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LI. | LA TENTAZIONE |
parigi
Smontando al mio albergo, mi vidi accolto dal portinajo il quale mi riferì, che una giovine con una scatola di merletti aveva poc’anzi chiesto di me — nè so bene s’ella se ne sia ita, dicevami il portinajo — Mi feci dare la chiave della mia stanza; e mentr’io vi saliva, e mi mancavano forse dieci gradini, incontrai la fanciulla che tornava bel bello giù per le scale.
Ed era quella gentile fille-de-chambre ch’io aveva accompagnata lungo il quai de Conti: ed ora madame de R*** inviandola per non so che alla marchande de modes ch’era prossima all’hôtel de Modène, le aveva detto che s’informasse s’io fossi partito già da Parigi, e se avessi lasciata una lettera a suo ricapito.
Trovandosi la gentile fille-de-chambre sì presso al mio uscio, risalì a ristarsi nella mia camera tanto ch’io scrivessi un polizzino.
Ed era una placida e bellissima sera degli ultimi giorni di maggio — e le tendine cremesi delle mie finestre (di color simile a quelle del mio letto) erano tutte chiuse — e il Sole dall’occidente si rinfrangeva attraverso quelle tendine sul volto