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VIAGGIO
 


alle piante, e troppo scoscesa per la mia lena, io mi devìo in un viale di mollissima erbetta sul quale sparpaglio le rose mattutine della voluttà, e dopo uno o due giri ritornomi rinfrescato, e m’accingo più gajo e più vigoroso al mio viaggio — Quando il male m’incalza vittorioso, ch’io non ho più terra dove ritrarmi, gitto l’armi, abbandono questo mondo — e poichè gli Elisi mi s’aprono al pensiero più manifestamente del Paradiso, io vi penetro a forza siccome Enea — e lo vedo andar verso l’ombra della sua abbandonata Didone — e sospirar di placarla — e vedo l’ombra sommovere il capo, e fuggire con disdegnoso silenzio colui che le straziò il cuore e la fama — il mio dolore si smarrisce nel suo, ed in tutti quegli affetti che solevano impietosirmi per la misera innamorata regina sino del tempo ch’io stava a scuola.

Veramente non si cammina per l’ombra vana; nè l’uomo si travaglia indarno così1. Ma ben gli è indarno, e sovente, per chi si confida che

  1. Veruntamen in imagine pertransit homo; sed et frustra conturbatur Psal. 38. 7. — Ma Yorick cita la volgata inglese che ha: Surely every man walketh in a vain shadow; surely they are disquieted in vain.