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SENTIMENTALE
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col dito tuttavia su quel nome — gli dissi: Me voici.

— Or — l’idea del cranio del povero Yorick fu ella cancellata nella memoria del conte dall’attuale presenza del mio? o per quale incantesimo traversò egli d’un salto lo spazio di sette in ottocent’anni? — Ma qui non si tratta di ciò — certo è che i francesi concepiscono meglio di quel che combinino — e oramai non mi confondo di cosa veruna di questo mondo; tanto più che uno de’ primati della nostra chiesa (personaggio ch’io, pel suo candore e per le paterne sue viscere, venero sommamente) pigliò per l’appunto il medesimo granchio — «Non posso, diceva egli, non posso indurmi a posare gli occhi sovra le omelie1 scritte dal buffone del Re de’ Danesi» —

    proprio carattere vol. i. Gli scrittori della sua vita dicono ch’egli si compiacesse del nome di un buffone in odio dell’ipocrisia la quale egli credeva sempre velata dalla serietà, dalla gravità, dalla severità, e dall’altre inumane virtù. Nè io dissento da questa opinione. Ma, a parer mio, più vera ragione si è, che l’antico Yorick, come è descritto da Shakspeare, muove insieme al riso e alle lagrime; e così appunto il nostro autore in ogni sua pagina; anzi mentre professa il ridicolo riesce assai più nel patetico: Vedi il proemio alla mia traduzione.

  1. Stampò col nome di Yorick le omelie ch’egli