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124 VIAGGIO

a cena, io più piacevolmente del solito chiacchierava e di Parigi e dell’opéra comiqueLa Fleur v’era stato egli pure, e m’aveva tenuto dietro sino alla bottega del librajo: ma vedendomi uscire con la giovine fille-de-chambre, e andarcene di compagnia lungo il quai de conti, gli parve che non importasse di scortarmi un passo più in là — e ruminando certe sue riflessioni prese la scorciatoja, e giunse all’hôtel in tempo da risapere, innanzi ch’io v’arrivassi, la faccenda della police.

Appena quella onesta creatura ebbe sparecchiato, e discese a cenare, io mi posi a consigliarmi da senno intorno a miei casi.

Or ti vedo, Eugenio; e tu ghigni, e ripensi al mio breve dialogo teco, quand’io stava lì per partire — e mi giova di riferirlo.

Eugenio, sapendo ch’io non soglio gran fatto patire di strabondanza di danaro e di giudizio, mi chiamò in disparte perch’io lo informassi di che somma mi fossi fornito. Gliel dissi appuntino. Crollò il capo: Non basta; mi rispos’egli, e si trasse la borsa per votarla dentro la mia — N’ho abbastanza in coscienza, Eugenio, diss’io — Credetemi, Yorick; sono pratico della Francia e dell’Italia assai più di voi, tornò a dire Eugenio; non basta — Ma voi non considerate, Eugenio,