Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
112 | viaggio |
male e il bene si controbilanciano con equilibrio perpetuo; e chi potesse persuaderne i mortali, redimerebbe mezzo il genere umano da’ pregiudizi che l’attizzano contro l’altra metà — onde il frutto de’ viaggi per savoir vivre deriva appunto dal doversi accomodare a tante nature d’uomini e a varietà infinite d’usanze: così ci educhiamo alla vicendevole tolleranza, e la vicendevole tolleranza, conchiudeva egli, e mi fece un inchino, ci guida al vicendevole amore.
Il senno e il candore che spiravano da ogni detto del vecchio ufficiale, facevano sì ch’io nell’udirlo mi compiacessi della favorevole idea ch’ebbi a bella prima del suo carattere — se non che forse mentr’io mi credeva d’amar la persona io pigliava in iscambio l’oggetto — e amava il modo mio di pensare: e l’unica differenza si era ch’ei lo esprimeva al doppio meglio di me.
Gran noja al certo sì pel cavaliere sì pel cavallo — se questo rizza l’orecchie e adombra a ogni oggetto non prima veduto! — io mi piglio poco o nulla, e mano che ogni altro figliuolo d’Adamo sì
popoli inciviliti si sono corretti, e possiamo forse deriderci, ma non abbominarci scambievolmente.« Questa nota è desunta dagli altri manoscriti di Didimo chierico: Liber memor. ii. n. 37.