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SENTIMENTALE 81

za dozzina di righe, imbrattai di varj esordj mezza dozzina di fogli, nè v’era verso ch’io m’appagassi.

La Fleur uscì, e mi recò in un bicchiere un po’ d’acqua da stemperarmi l’inchiostro — mi provvide di cera-lacca e di polverino — Tant’era — Scrissi, riscrissi, cassai, stracciai, arsi, riscrissi — Le diable l’emporte, borbottai meco tra’ denti; ch’io non sappia scrivere una misera lettera! — e gittai disperato la penna.

Gittai la penna; e La Fleur accostandosi ossequioso, e con preghiere senza fine implorando, ch’io gli perdonassi l’ardire, mi confidò, che un tamburino del suo reggimento aveva scritto alla moglie d’un caporale una lettera — E la ho qui in tasca, diss’egli; e spero che farà forse a proposito.

A me non dispiaceva che quel povero giovinotto si sbizzarrisse — L’avrò caro, gli dissi; fa’ ch’io lo veda.

Ed ecco fuor di tasca di La Fleur un piccolo taccuino miseramente logoro traboccante di letterine mal conce e di billets doux; e posandolo sul tavolino, e slacciando una stringa che legava ogni cosa, andò uno per uno scartabellando quei fogli finchè adocchiò la lettera sospirata — La voila! — e così dicendo picchiava le palme — la spiegò; me la pose sott’occhio; e si scostò tre passi dal tavolino. Io lessi.