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cognati, e amorevoli della famiglia. Si fissa il tempo delle nozze, giunto il quale lo Sposo unisce i più distinti del parentado, che così raccolti chiamansi Svati, e tutti montati a cavallo, e ben adorni se ne vanno alla casa della fanciulla. Uno degli ornamenti distintivi de’ chiamati a nozze si è il pennacchio di pavone su la berretta. La compagnia è ben armata per rispingere qualunque aggressione, o imboscata, che tendesse a turbare la festa. Di tali improvvisate accadevano spesso ne’ tempi andati, allorchè (per quanto dalle Canzoni Eroiche della Nazione raccogliesi) era in uso, che i varj pretendenti alla mano d’una fanciulla si meritassero la preferenza con azioni valorose, o con prove d’agilità, e destrezza di corpo, e prontezza d’ingegno. In una Canzone antica sopra le nozze del Vojvoda Janco di Sebigne (che fu contemporaneo del celebre Giorgio Castriotich, detto Scanderbegh) i fratelli di Jagna da Temesvvar, ch’egli avea chiesta per moglie, poco ben disposti verso di lui, dopo d’averlo fatto bere più del bisogno, gli propongono de’ giuochi, coll’alternativa di ottenere la Sposa se sapea trarsene con onore, o di restare ucciso se non riusciva nell’eseguirli.
„ E primamente fuor trassero un’asta,
„ Che un pomo su la cima avea confitto,
„ E sì parlaro umanamente: Janco,
„ Col dardo pungi su quell’asta il pomo,
„ Che se ferir tu nol potrai col dardo,
„ Nè di quì partirai, nè omai la testa
„ Più porterai, né condurrai con teco
„ La giovane vezzosa. “1
- ↑ Questa Canzone non passa per esattamente Storica, ma sempre serve a far conoscere le usanze di que’ tempi, e il carattere della Nazione.