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principalmente per aver il piacere di rivederlo anche di lontano, malgrado al mare, e alle montagne che ci separano, come anche per poter dare un’idea del lusso della Nazione negli abiti de’ suoi Capi (Tav. IV). Egli permise ancora, che fosse disegnato il vestito d’una fanciulla sua Nipote, molto differente da quello delle Morlacche del Kotar, e degli altri Territorj, ch’io aveva scorso.

Basta trattare con umanità i Morlacchi per ottener da loro tutte le possibili cortesie, e farseli cordialmente amici. L’Ospitalità è fra loro tanto virtù del benestante, quanto del povero; se il ricco v’appresta un agnello, o un castrato arrosto, il povero vi apparecchia un pollo d’India, del latte, un favo di miele o tal altra cosa. Questa generosità non è solamente pel forastiere; ella stendesi su tutti quelli, che ponno averne dibisogno.

Quando un Morlacco viandante va ad alloggiare in casa del suo Ospite, o parente, la fanciulla maggiore della famiglia, o la Sposa novella, se v’è, lo riceve baciandolo allo scendere di cavallo, o all’entrare nell’albergo. Il viaggiatore d’altra Nazione non gode facilmente di questi favori donneschi; al contrario, elleno gli si nascondono se sono giovani, e stanno in riserva. Forse più d’una violazione delle leggi ospitali le à rese guardinghe; o il geloso costume de’ Turchi vicini si estese in parte fra’ nostri Morlacchi.

Sinchè v’è di che mangiare in casa de’ benestanti d’un villaggio, che oggimai sono ridotti a un picciolo numero, non mancano i poveri vicini del necessario sostentamento. Quindi è che niun Morlacco si avvilisce sino al chiedere l’elemosina a chi passa pel suo paese. In tutti i viaggi, ch’io ò fatto pelle contrade abitate da questa Nazione, non m’è accaduto giammai d’incon-