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di Slavini, di Croati, d’Avari, di Vandali inondarono le Provincie Romane, e particolarmente l’Illirico ne’ tempi della declinazione dell’Impero, deggiono avere stranamente intralciate le genealogie delle Nazioni, che l’abitavano, portatevisi forse nel modo medesimo in secoli più rimoti. I residui degli Ardiei, degli Autariati, e degli altri popoli Illirj anticamente stabiliti in Dalmazia, i quali mal avranno potuto accomodarsi a dipendere dai Romani, agevolmente sarannosi affratellati cogl’invasori stranieri, di poco dissimile dialetto, e costumi1. Non sarebbe forse mal fondata congettura il sospettare, che anche dall’ultima inondazione de’ Tartari, che dierono la caccia sul principio del XIII. secolo a Bela IV. Re d’Ungheria, rifugiatosi in quell’occasione nell’Isole della Dalmazia, sieno restate molte famiglie a popolare le Valli deserte, che giacevano fra le Montagne, e v’abbiano lasciato que’ germi Calmucchi, che vi si vanno tuttora sviluppando, e spezialmente nel Contado di Zara.

Non è da far gran conto dell’opinione del Geografo Magini, che dall’Epiro fa derivare i Morlacchi ed Uscochi, il dialetto de’ quali somiglia molto più al

  1. Non è da mettere in dubbio l’esistenza della lingua Slavonica nell’Illirico sin da’ tempi della Repubblica Romana. I nomi delle Città, de’ Fiumi, de’ Monti, delle Persone, de’ Popoli di quelle contrade conservatici dagli Scrittori Greci, e Latini sono manifestamente Slavonici. Promona, Alvona, Senia, Jadera, Rataneum, Stlupi, Uscana, Bilazora, Zagora, Tristolus, Ciabrus, Ocbra, Carpatius, Pleuratus, Agron, Teuca, Dardani, Triballi, Grabaei, Pirustae e tante altre voci, che s’incontrano presso gli Storici, e i Geografi antichi, la provano bastevolmente. Vi si potrebbono aggiungere in molto maggior numero le voci di radice Slavonica, che si leggono nelle Lapide scolpite pel paese Illirico sotto i primi Imperatori.